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Immagine del redattoreAlex Borsci

Ex discarica Vergine: una ferita aperta

Durante il Consiglio Comunale del 16 novembre scorso si è parlato anche della nuova richiesta di riapertura della ex discarica Vergine da parte della società Lutum srl.

Di seguito il mio intervento integrale fatto in sede di discussione:


 

Monteparano, 16 novembre 2024


Gentile Sindaco, colleghi Consiglieri,


Ci troviamo oggi ad affrontare una questione che tocca nel profondo il cuore del nostro territorio e compromette in tutte le direzioni il futuro delle nostre comunità. La riapertura della ex discarica Vergine non è solo un tema tecnico o amministrativo: è una ferita aperta che rischia di lacerare ulteriormente il tessuto già fragile delle nostre comunità.

Per questo motivo trovo che a questo tema debba essere riservata la massima serietà possibile, da parte di ognuno di noi.


È bene capire da cosa partiamo, quale è il quadro complessivo.


Parlando di soli rifiuti speciali la Puglia nel 2018, dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), ha smaltito oltre 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali. Oltre il 10% dei rifiuti speciali nazionali. Al primo posto c’è la Lombardia con lo smaltimento del 27% dei rifiuti complessivi, poi il Veneto con il 12% e al terzo posto la Puglia con l’11,9%. I dati più recenti sono anche più allarmanti.

Capite che un sistema che concentra lo smaltimento di quasi la metà dei rifiuti speciali nazionali in sole tre regioni è un sistema incapace di dare risposte serie ma che tende a stressare sempre e solo determinate regioni e conseguentemente determinate comunità.

E questo è un dato importante, da tenere a mente, che aiuta il punto che vogliamo tenere oggi.


Senza pensare all’aspetto più inquietante, quello della gestione illecita dei rifiuti.

Il capo della Procura di Bari, Roberto Rossi, in una recente audizione alla Camera dei Deputati ha definito la nostra regione come la nuova “terra dei fuochi”. Una macchina criminale fatta di corruzione, frode ed evasione fiscale alimentata da imprenditori, broker, faccendieri, tecnici ed anche amministratori locali.


Ecco è in questo panorama che noi stiamo affrontando questo tema.

Una gestione poco equilibrata e poco attenta alle nostre comunità, e un sottobosco eco-criminale capace di infiltrarsi ovunque.

Non possiamo non considerare anche questi aspetti nelle nostre considerazioni.


Ma veniamo al punto cruciale: la riapertura della ex discarica Vergine.


Il nostro non è un “no" di parte, è un “no” che scaturisce da una serie di validi motivi.

Alcuni molto tecnici, altri meno ma più evidenti e preponderanti.


Il nostro è un territorio che ha già dato, tanto, che da anni è in sofferenza e che non può nemmeno immaginare di dover trattare una eventuale autorizzazione di riapertura, addirittura per vedere triplicata la capacità di smaltimento.

Avremmo bisogno di interventi e investimenti nel settore agricolo e turistico, di potenziamento dell’offerta culturale delle nostre comunità. Azioni che puntino al recupero e alla salvaguardia delle nostre tradizioni che così profondamente ci legano alle nostre radici.

Non abbiamo bisogno di riaperture che mettano in pericolo tutte le conquiste, già precarie, che abbiamo fatto in questi ambiti sul territorio.


Siamo contrari perché è assurdo che si possa parlare di riaperture quando ancora non sono terminati i lavori di messa in sicurezza (MISE) e quelli relativi alle misure di prevenzione (MIPRE). La testata VeraLeaks ci racconta di un episodio che ci fa intendere quanto preoccupante, complessa e delicata sia la situazione. Durante la mattina di giovedì 24 ottobre scorso tre funzionari di Arpa Puglia si sono recati sul sito della discarica per effettuare un’ispezione. Pochi minuti dopo aver avviato le procedure di ispezione i funzionari hanno avvertito malori e disagi fisici, tanto da dover ricorrere alle cure del pronto soccorso presso l’ospedale SS. Annunziata di Taranto.

La stessa Regione Puglia ha stanziato nel settembre scorso 75 milioni di euro per la chiusura di siti contaminati. Fra questi compare anche la ex discarica Vergine.

Se non abbiamo ancora una fotografia chiara di quel che è, come possiamo anche solo pensare di determinare quel che sarà?

Ci sarebbero altri punti che potrei portare all’attenzione di tutti noi per manifestare la viva contrarietà di chi oramai è stanco per il modo in cui il nostro territorio è bistrattato, ma ne porterò un ultimo, emblematico, la cui risoluzione forse potrebbe essere parte della risoluzione dell’intero problema.


Come ben sappiamo la discarica insiste in un’isola amministrativa del Comune di Taranto. In sostanza, come si è ben sostenuto a più riprese, si pagano le tasse a Taranto, ma si inquina nei nostri comuni. Stando alla VIA del 2005, la stessa ripresentata dalla Lutum per il PAUR di cui stiamo discutendo, i comuni più vicini alla discarica sono il nostro, Monteparano, a 2.000 metri, Lizzano a 2.150 metri e Fragagnano a 2.600 metri.

Dunque il Comune di Taranto decide anche per il destino dei nostri concittadini.

Allora forse un lavoro coordinato con il comune di Fragagnano e Lizzano potrebbe puntare ad insistere per una acquisizione di quell’isola amministrativa, rendendoci reali protagonisti di queste vicende che riguardano il nostro futuro e la salute delle nostre comunità.


E in ultimo, Sindaco, mi permetta di porle una domanda, che vuole essere tutto tranne che una critica, ma è una domanda che devo porre a lei in quanto Sindaco di Monteparano. Idealmente però è una domanda che pongo anche ai suoi colleghi del circondario:

dove siamo stati in questi mesi?

Perché non abbiamo informato i cittadini, convocato assemblee, preso una posizione chiara?


È dell’8 agosto scorso l’avviso della Provincia di Taranto con il quale si dà avvio al procedimento relativo ad un’istanza di PAUR presentata dalla Lutum S.r.l. con la quale si chiede la riapertura della discarica.

L’avviso è stato inviato non solo al Comune di Taranto, ma anche a quelli di Fragagnano, Roccaforzata, Lizzano e al nostro.

E infatti lo troviamo al nostro protocollo al numero 5326 dell’8 agosto 2024.

Perché Sindaco non ne ha mai fatto menzione?

Perché non lo ha detto a nessuno?

Perché Sindaco non ha proferito parola su questo nuovo procedimento al Consiglio Comunale?


Questa questione ha visto la luce grazie alle associazioni locali, ma per il nostro immobilismo amministrativo noi oggi qui dobbiamo fare ammenda.


Se quelle realtà associative non avessero portato alla luce la questione, cosa sarebbe accaduto? Saremmo stati muti. Imbrigliati nel vergognoso assenso che sarebbe derivato dal nostro immobilismo amministrativo.


E ancora, perché non siamo presenti sul tavolo della Conferenza dei Servizi? Eppure lo avevo sottolineato qualche giorno fa, durante la Conferenza dei Capigruppo, che la scadenza per la presentazione delle osservazioni era il 13 novembre. Avete comunque ignorato quella scadenza.


Oggi noi siamo qui, confermeremo la nostra contrarietà. Ma non saremo presenti al tavolo tecnico che valuterà le osservazioni, perché noi le nostre osservazioni non le abbiamo mandate per tempo.

E non ci si può giustificare dicendo che le nostre osservazioni non sarebbero state vincolanti.

Sarebbero state comunque osservazioni, messe nero su bianco, che avrebbero fatto il proprio dovere sul piatto della bilancia. Il nostro Ente sarebbe stato presente.


Quindi va bene farsi vedere e farsi immortalare durante le manifestazioni, va bene dichiararsi contrari, ma poi quando è necessario, all’atto pratico, all’azione utile per la nostra comunità, siamo stati completamente assenti.


E oggi, credo, di questo bisognerà assumersene la responsabilità, e anche chiedere scusa alla nostra comunità per questa mancanza.


Dunque, colleghi, gli spunti di azione ci sono, le iniziative da intraprendere sono molteplici e sono state suggerite.

Oggi non è per noi il solo momento di dire NO: è il momento di agire, di dimostrare che questa amministrazione nella sua interezza non rimarrà a guardare mentre si compromette il nostro futuro.


Il tempo è poco, ma la nostra determinazione deve essere più forte.


Lo dobbiamo ai nostri concittadini. Lo dobbiamo alla Monteparano di oggi e a quella di domani. Ammesso che si abbia una visione di futuro per Monteparano.



Grazie per il vostro tempo.


 

Qui sotto puoi scaricare il documento completo:



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